Ho forgiato catene
di rancore e dolore
le parole
la ragione
non asservono più
e le lacrime
quelle
non me le sono mai viste.

Chissà in quale pozzo 
stagnante e profondo
si sono accumulate
chi lo sa 
quale liquido alcolico
sta fermentando
là sotto.

Mi sono legato
a una colonna di marmo
serrando i lucchetti 
con parole di Odio.

Che cos’è 
questo sentimento
che non ha nome
e che mi costringo
a definire 
incesellare
in definizioni calzanti.

Che cos’è 
se non tutto
e il suo contrario.

O forse
quest’odio
è la livrea di un corvo
che nel suo arruffarsi
rivela tinte bluastre
lucenti e metalliche.

Forse le parole 
e così il mio amore
hanno disegnato un cerchio
intero, perfetto
disegnato un giro
un’orbita perenne
veloce come un neutrone
a volte lenta
come Plutone.

Senza antipodi
ma una centrifuga
perenne
di odio e amore
estremi e uguali
infiniti e potenti
così mutevoli
da non distinguerli
non più oramai.

Ed eccomi
che finalmente 
mi sembra di cogliere
mi sembra 
finalmente
di capire 
che non esiste più 
a questo stadio
in questa era
alcuna distinzione
tra il mio Odio
e il mio Amore.

Entrambi imprigionati 
sfavillanti
nei miei occhi
entrambi contenuti
nei miei sussulti.

E al centro esatto
di questa orbita
ci sei tu
c’eri tu.

Ed è un equilibrio
una compensazione di forze
che neutralizza
e azzera 
il mio cadere
verso il tuo centro
e il mio rifuggire 
nel niente
della non-materia.

Un loop perverso
eppure sublime
che in questi giorni
più che mai
mi sembra eterno.