c’erano
le mie cellule
strette e compatte
gia oppresse
sotto il peso
della mia stessa
gravità
ma sempre
c’è stata
la coscienza
del dolore
che ne deriva
il tormento di esistere
la rabbia di vivere
ma è quando una mano
straniera e pesante
spinge la pelle
la testa e le spalle
sotto il fango
che allora
ci si desta
e finalmente si lotta
ci si ribella
e allora si vuole vivere
un po’ per dispetto
un po’ perché l’astio
in qualche modo
sazia sempre
per un po’
e a niente conta
fingersi bestia
perché la natura
tradisce la posa
annulla la lotta
e allora rimani
come sei nato
destinato
ad essere preda
che non hai
così tanti artigli
e zanne affilate
e la tua fuga
è sempre affannata
no
tu non sai
vivere fuori
perché troppi occhi
troppe unghie
sono più scaltre
e lo scatto
ti ha già preso
e accasciato giù
dominato
e pestato
trascinato
fino alla tana
smembrato
ancora vivo
e tu
hai solo i colori
del tuo veleno
e non ti confondi
con la natura
e allora sei lì
osservato ed ignaro
ed eccolo il balzo
repentino e fatale
e tu lo sapevi
era nella chimica
nella tua genetica