Qui non si sa
se restare nell'oscurità
o andare verso il futuro
in un mondo diverso
spinti da un vento leggero
come un fucile alla nuca.
“Occorre scordare
occorre
andare avanti”
sentenziò l’Imperatrice
“È necessario
mai
voltarsi”
Ma le vertebre
sono ruotate
e il mio volto
scioccato
è ritorto
sulle rovine
del passato
Macerie
lembi
stracci
alberi divelti
pelli graffiate
Non può
la sola polvere
accecarmi
invece
io vedo
limpidamente
Leggo ancora
i nomi
sulle lapidi
ancora riconosco
i volti decomposti
di chi è caduto
Io sono
purtroppo
immortale
e costretto
Costretto
spinto
da quello squarcio
di quel giorno
che se solo riuscissi
a datare
sarei finalmente
risolto
immobile
mortale
Ma è da quel taglio
sul cielo
che soffia quel vento
e gonfia
le mie camicie
e i miei mantelli
sono ruotate
e il mio volto
scioccato
è ritorto
sulle rovine
del passato
Macerie
lembi
stracci
alberi divelti
pelli graffiate
Non può
la sola polvere
accecarmi
invece
io vedo
limpidamente
Leggo ancora
i nomi
sulle lapidi
ancora riconosco
i volti decomposti
di chi è caduto
Io sono
purtroppo
immortale
e costretto
Costretto
spinto
da quello squarcio
di quel giorno
che se solo riuscissi
a datare
sarei finalmente
risolto
immobile
mortale
Ma è da quel taglio
sul cielo
che soffia quel vento
e gonfia
le mie camicie
e i miei mantelli
Sospeso
senza più piedi
scivolando
obbligato
uno scorrere
sublime
Io non guardo più
avanti
al futuro
È già palese
nelle mie
accortissime
previsioni
Nessun acume
nessuna magia
nella mia veggenza
soltanto una razionale
rassegnazione
una lucida
conoscenza
E soffia
sbuffa
quel vento caldo
soffiato
da lassù
da ciò
che io reputo
la cosa più simile
al divino
È una matematica perversa
un’algebra distruttiva
una geometria di sfacelo
una fisica del massacro
Soffia
spinge
a volte
accompagna
a volte
travolge
soffia
ma mai
mai una volta
mi lascia cadere
lasciandomi appiattito
sui lastricati rosa
Soffia
con la stessa solennità
di un becchino
con la stessa fedeltà
di un persecutore
Eccoli
davanti a me
i palazzi imponenti
i tessuti integri
i vestiti nelle vetrine
i germogli
le pelli lisce
senza più piedi
scivolando
obbligato
uno scorrere
sublime
Io non guardo più
avanti
al futuro
È già palese
nelle mie
accortissime
previsioni
Nessun acume
nessuna magia
nella mia veggenza
soltanto una razionale
rassegnazione
una lucida
conoscenza
E soffia
sbuffa
quel vento caldo
soffiato
da lassù
da ciò
che io reputo
la cosa più simile
al divino
È una matematica perversa
un’algebra distruttiva
una geometria di sfacelo
una fisica del massacro
Soffia
spinge
a volte
accompagna
a volte
travolge
soffia
ma mai
mai una volta
mi lascia cadere
lasciandomi appiattito
sui lastricati rosa
Soffia
con la stessa solennità
di un becchino
con la stessa fedeltà
di un persecutore
Eccoli
davanti a me
i palazzi imponenti
i tessuti integri
i vestiti nelle vetrine
i germogli
le pelli lisce
Non ho che un attimo
per contemplarli
prima di giungere
accompagnato
scortato
dalla mia catastrofe
Sono la membrana
la pellicola
la lamiera
il tagliafuoco
che separa
la Distruzione
dalla Creazione
Potrei voltarmi?
per contemplarli
prima di giungere
accompagnato
scortato
dalla mia catastrofe
Sono la membrana
la pellicola
la lamiera
il tagliafuoco
che separa
la Distruzione
dalla Creazione
Potrei voltarmi?
Potrei sollevare
una ad una
le pietre
dei vecchi templi
edificarne di nuovi
solidi e lucenti?
Perché la fatica?
Perché ostinarsi
contro il morbo
del sangue
e dei neuroni?
Perché incattivirsi
coi calli alle mani
perché i solchi
sotto gli occhi
quando l’avanzare
è sublime
e incontrovertibile?
È possibile
che questa avanzata
sia inscritta
nella chimica stessa
della materia
È probabile
che tutte le particelle
siano destinate
a slegarsi
verso il Grande Strappo
in cui la gravità
si annichilisce
e i legàmi
si scompattano
Quindi perché
l’angoscia
per le cose
una ad una
le pietre
dei vecchi templi
edificarne di nuovi
solidi e lucenti?
Perché la fatica?
Perché ostinarsi
contro il morbo
del sangue
e dei neuroni?
Perché incattivirsi
coi calli alle mani
perché i solchi
sotto gli occhi
quando l’avanzare
è sublime
e incontrovertibile?
È possibile
che questa avanzata
sia inscritta
nella chimica stessa
della materia
È probabile
che tutte le particelle
siano destinate
a slegarsi
verso il Grande Strappo
in cui la gravità
si annichilisce
e i legàmi
si scompattano
Quindi perché
l’angoscia
per le cose
che si sgretolano?
Forse
non c’è decadenza
che non sia
già inscritta
nel generarsi stesso
di una civiltà
Il declino
non è soltanto
nella fase ultima
La fine
e lo spasmo
si riproducono
incessanti
Forse
non c’è decadenza
che non sia
già inscritta
nel generarsi stesso
di una civiltà
Il declino
non è soltanto
nella fase ultima
La fine
e lo spasmo
si riproducono
incessanti
eppure
finiti
La fine
è nella genetica
di un embrione
è nei geroglifici
della Storia
è nel primo amplesso
dei due amanti
finiti
La fine
è nella genetica
di un embrione
è nei geroglifici
della Storia
è nel primo amplesso
dei due amanti