A. Novus [PK-WB]

Qui non si sa 
se restare nell'oscurità 
o andare verso il futuro 
in un mondo diverso 
spinti da un vento leggero 
come un fucile alla nuca.


“Occorre scordare
occorre
andare avanti”
sentenziò l’Imperatrice

“È necessario
mai
voltarsi”

Ma le vertebre
sono ruotate
e il mio volto
scioccato
è ritorto
sulle rovine
del passato

Macerie
lembi
stracci
alberi divelti
pelli graffiate

Non può
la sola polvere
accecarmi
invece
io vedo
limpidamente

Leggo ancora
i nomi
sulle lapidi
ancora riconosco
i volti decomposti
di chi è caduto

Io sono
purtroppo
immortale
e costretto

Costretto
spinto
da quello squarcio
di quel giorno
che se solo riuscissi
a datare
sarei finalmente
risolto
immobile
mortale

Ma è da quel taglio
sul cielo
che soffia quel vento
e gonfia
le mie camicie
e i miei mantelli
Sospeso
senza più piedi
scivolando
obbligato
uno scorrere
sublime

Io non guardo più
avanti
al futuro

È già palese
nelle mie
accortissime
previsioni

Nessun acume
nessuna magia
nella mia veggenza
soltanto una razionale
rassegnazione
una lucida
conoscenza

E soffia
sbuffa
quel vento caldo
soffiato
da lassù
da ciò
che io reputo
la cosa più simile
al divino

È una matematica perversa
un’algebra distruttiva
una geometria di sfacelo
una fisica del massacro

Soffia
spinge
a volte
accompagna
a volte
travolge
soffia
ma mai
mai una volta
mi lascia cadere
lasciandomi appiattito
sui lastricati rosa

Soffia
con la stessa solennità
di un becchino
con la stessa fedeltà
di un persecutore

Eccoli
davanti a me
i palazzi imponenti
i tessuti integri
i vestiti nelle vetrine
i germogli
le pelli lisce
Non ho che un attimo
per contemplarli
prima di giungere
accompagnato
scortato
dalla mia catastrofe

Sono la membrana
la pellicola
la lamiera
il tagliafuoco
che separa
la Distruzione
dalla Creazione

Potrei voltarmi?
Potrei sollevare
una ad una
le pietre
dei vecchi templi
edificarne di nuovi
solidi e lucenti?

Perché la fatica?

Perché ostinarsi
contro il morbo
del sangue
e dei neuroni?

Perché incattivirsi
coi calli alle mani
perché i solchi
sotto gli occhi
quando l’avanzare
è sublime
e incontrovertibile?

È possibile
che questa avanzata
sia inscritta
nella chimica stessa
della materia

È probabile
che tutte le particelle
siano destinate
a slegarsi
verso il Grande Strappo
in cui la gravità
si annichilisce
e i legàmi
si scompattano

Quindi perché
l’angoscia
per le cose
che si sgretolano?

Forse
non c’è decadenza
che non sia
già inscritta
nel generarsi stesso
di una civiltà

Il declino
non è soltanto
nella fase ultima

La fine
e lo spasmo
si riproducono
incessanti
eppure
finiti

La fine
è nella genetica
di un embrione
è nei geroglifici
della Storia
è nel primo amplesso
dei due amanti
And she lay on the bank, the wind light as a thief
And I kissed her goodbye, said, "All beauty must die"


c’era un fiore
dai petali neri
radicato agli argini
di un fiume dormiente

e c’era la nebbia
che ogni notte calava 
addensandosi in gocce 
verso il mattino

ma ad ogni alba
al primo raggio
la corolla si chiudeva
e nessuna rugiada
lo dissetava

ed ancora di notte
vibrava i suoi petali
verso le stelle
tendendosi
verso i pianeti

e mentre la luna
regolava le acque 
rimescolava i liquidi
lui aspettava
schiuso e immortale

e lui attendeva
in quel luogo 
dimenticato e buio
notti infinite
innumerevoli lune

e fu La Notte
di luna calante
che fatalmente
giunse la visita

ed allora si schiuse
ancora di più 
ad accogliere un seme
denso e latteo
infine dissetato

ma il fiore
aveva spine
e iniettava veleno
nella pelle
del suo ospite

e chiudendosi
verso il mattino
sintetizzava un liquido
poi rilasciato
giu nella terra

un inchiostro nero
di vespertini versi
giù nelle zolle
polluzione di dolore
sintesi di amore